Max Manfredi e Djelem Do Mar nella cinquina delle targhe Tenco

Johnny 99 • 27 giugno 2022

Maremmano Records presente con due album  nelle cinquine delle Targhe Tenco

Qua alla Maremmano siamo veramente al settimo cielo. Ben due album nella cinquina Tenco.

Allora Max Manfredi lo troviamo nella categoria Disco Assoluto con il suo album Il Grido della Fata mentre le bravissime Djelem Do Mar approdano tra i finalisti con il loro album Voci Oltre nella categoria Opera Prima


Ma andiamo per ordine e inziamo con


Il Grido Della Fata


Si intitola IL GRIDO DELLA FATA ed è il nuovo album del cantautore genovese Max Manfredi, un vero e proprio artista della parola cantata e riconosciuto maestro di quell’alchimia che riesce a fondere la forza delle parole con il fascino della musica, facendone una cosa unica, preziosa, artigianale. Non si tratta di concept album, “non ne ho mai fatto uno”, spiega Max Manfredi, “ma tra queste canzoni si respira un'aria di buon vicinato, come tra i panni stesi dai dirimpettai. IL GRIDO DELLA FATA è un album invernale e magico”. Il titolo è un verso di un componimento del poeta francese Gerard De Nerval. “Ci ho riflettuto e poi, giunto in momento di scegliere – dice con la sua grande ironia – mi sono avvalso della metodologia suggerita da un regista italiano, Enzo G. Castellari, nella sua disamina della differenza tra le locuzioni "sti cazzi" e "me cojoni", spesso ignota a chi non conosca gli usi linguistici romani, riferita, in questo caso, alle possibili risposte ad un qualsiasi titolo. IL GRIDO DELLA FATA si merita un bel “me cojoni”, se non altro in omaggio al poeta francese”. Max Manfredi ha pubblicato sei dischi prima di questo nuovo e quattro libri, ha vinto numerosissimi premi (fra cui una targa Tenco per il miglior disco dell’anno, “Luna persa”, nel 2008) ma più che tutto questo, a presentarlo sono le sue canzoni. L’originalità indiscussa del suo linguaggio poetico e musicale lo ha reso oggetto di studi e tesi universitari. Dal punto di vista delle sonorità, IL GRIDO DELLA FATA, si contraddistingue per l’uso dell’elettronica (“ce n’è una presenza ampia e variegata”) che, in ogni caso, non ha limitato le collaborazione con musicisti presenti e vivi: archi, fiati, cordofoni e percussioni. Si passa quindi dal violino al koto elettrico, insomma, per dodici brani, caratterizzati dalla poetica distintiva dell’artista genovese che spiega: “datare i brani di questo disco è impossibile, da tanto hanno sopravvissuto e per quanto sono stati reinventati. Vengono in mente i fossili di insetti o impronte conservati nell'ambra. Cosa c'è di più nuovo di un fossile riscoperto? Ancora più difficile sarà, per l'ascoltatore, distinguere i brani vecchi da quelli nuovi.” L'album è stato registrato con e da Marcello Stefanelli e Gabriele Santucci. E' passato poi nelle mani sagaci di Fabrizio Ugas che lo ha setacciato togliendo ed aggiungendo strumentazioni a suo genio, “è stato riascoltato poi da noi per l'ennesima volta, e infine licenziato, sempre con il timore di aver tralasciato qualcosa, o messo mezza nota di troppo. Timore reverenziale, pari a quello di certi cuochi leggendari nei confronti delle loro vivande”.


VOCI OLTRE


Un viaggio "etno-linguistico" che parte dal Mediterraneo per spingersi oltre: tocca l’Africa, l’Asia, l’America meridionale per poi tornare in Europa e finire da dove è partito, in Italia. Undici brani, sette inediti e quattro tradizionali. Un repertorio affrontato in dieci lingue: quelle di casa nostra - italiano, sardo, siciliano e calabrese grecanico (parlato nella provincia di Reggio Calabria) - e armeno, greco, bulgaro, iraniano, farsi (persiano) e portoghese.

E’ “Voci Oltre” il primo album di Djelem Do Mar, un progetto ideato nel 2016 da Fabia Salvucci e Sara Marini, cantanti autrici e ricercatrici, che in quest’avventura sono affiancate da Lorenzo Cannelli (piano, fisarmonica, laouto cretese e symphonia medievale), Paolo Ceccarelli (chitarra elettrica, cavaquinho ed effetti), Franz Piombino (basso elettrico) e Michele Fondacci (batteria e percussioni).

L’album è prodotto artisticamente da Stefano Saletti

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